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Stazione Centrale Stazione Centrale / Piazza Duca D'Aosta

Centrale, spariscono i pannelli degli "Arrivi": semplice, così si nascondono i ritardi

Nella rinnovata Stazione Centrale i cartelloni "Arrivi" sono relegati a ridicole tabelle tra scale e sottopassi. La gente non si ferma, è spinta a comprare nei negozi e, soprattutto, non vede i continui e mostruosi ritardi dei convogli in arrivo

Scena diventata classica. Si arriva in Stazione Centrale a ricevere un parente o un amico. Ha il telefono staccato, Whatsapp dà solo una spunta. E' già arrivato o no? Eccoci davanti ai nuovi gate, limite dell'area delle banchine. Qui da qualche mese si entra solo con il biglietto. Vediamo se il treno sul mitico, caro vecchio tabellone "Arrivi" è in orario. Allora, dunque... "Partenze, "Partenze"... un momento. Dov'è il tabellone "Arrivi"? La risposta è semplice: non c'è. Nel grande atrio della Stazione centrale, crocevia di milioni di passeggeri ogni anno, scenario di decine di addii cinematografici, uno dei più grandi snodi europei, il tabellone al gh'è nò.

Il restyling di Grandi Stazioni, infatti, ha ridotto gli "Arrivi" a ridicoli pannelli sulle scalinate, lontani dal piano binari. Nessuno può umanamente rimanere lì in attesa. Ci sono, certo, negli schermi gialloblu, microscopici e alternati, nel dedalo di shopping tra la biglietteria e il raccordo con la stazione metro'. Perchè li hanno ripensati così? Linkiesta, ospitando un intervento di Enrico Fedrighini (Verdi, CdZ 8) spiega che potrebbe essere un'astuta tattica per spingere i passeggeri-consumatori nei negozi. Chi aspetta non rimane più a naso all'insù nella grande hall, ma, per ingannare il tempo, è spinto a gironzolare tra i salatissimi bar e le rivendite di giornali. Il tutto in un ambiente martellante di pubblicità. 

Plausibile. Ma c'è un altro aspetto ancor più inquietante. E fastidioso. Senza gli "Arrivi" si notano meno anche i ritardi. Nella gallery sottostante MilanoToday ha fotografato qualche giorno medio. Giorni infrasettimanali, senza particolari cataclismi climatici che potrebbero essere parziale scusante. Come si può vedere, è un massacro perenne e continuo di ritardi. La tattica del nascondere bene la polvere sotto al tappeto sembra calzare a pennello.

Tabellone 'Arrivi' sparito in Centrale (foto MilanoToday)

 

Non solo. All'arrivo dei convogli, il tabellone del binario - che a sua volta segnala la destinazione del treno in partenza - rimane sempre spento. Tradotto: si arriva in Centrale ovviamente in ritardo, e la Centrale stessa fa di tutto per nasconderlo. La medesima tattica che porta i capitreno, alla domanda su un Ancona-Milano medio che abbiamo fatto - "Questo treno è sempre in ritardo, non potete semplicemente cambiare gli orari, visto che sapete che non li rispetta mai?" -, a rispondere: "Non ci risulta"; la stessa strategia che porta Trenord-Trenitalia a inviare comunicati sulla puntualità (?), sui servizi migliorati, sullo svecchiamento dei treni, sulla "strada dell'efficienza intrapresa". Certo, forse sì, regionalmente parlando, in paragone rispetto agli anni Sessanta. 

Tutto questo lo scriviamo mentre un regionale decrepito sferraglia verso il Piemonte. E' in ritardo di 25 minuti, naturalmente. Sparare contro i disservizi dei treni è 'gggentista', demagogico, populista? Può essere. Ma prendere coscienza di un problema è il primo passo per risolverlo. Qui la risoluzione pare semplice: nascondere. E logicamente, hanno terreno fertile i 'Ryanair' dei bus. Ha senso farsi un Genova-Milano in una carrozza stipata, che accumula 5 minuti di ritardo a ogni stazione, e arrivare a Milano carichi di rabbia? No. Ma ai piani alti, importanza sembrano avere solo remunerativissimi Frecciarossa 1.000. Ah, a proposito; sono gli unici che sono quasi svizzeri per la puntualità. 

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